sabato 27 novembre 2021

Pelle di plastica

Ho tinto la mia pelle rosa con il nero pece
un nero scuro che mi rende impercettibile.

È così che guardo il mondo
di nascosto 
ed è così che il mondo mi guarda
non guardando affatto.

Ho rivestito la mia pelle di porcellana con il nero delle buste in plastica
Così non mi sporco. Così non mi rompo.
È strano dirlo ma non ho idea 
di cosa ci sia là sotto.
Ma così non mi lascio toccare. Così non mi lascio segnare.




giovedì 28 ottobre 2021

🌘🌑

La Luna è impazzita.
Mi guarda sbigottita
si chiede cosa faccio 
quando poi a terra giaccio.
Mi guarda un po' impaurita
si vede intimorita 
ma poi mi dà un bel calcio
che serve per lo slancio.
Lei mi guarda insospettita 
ma lei solo mi ha capita.
Solo lei sa cosa faccio
quando poi a terra, io giaccio.

venerdì 15 ottobre 2021

Inerte e insofferente

 Il cuore batte a trecento all'ora

Non è il fumo, ma è la rabbia, ancora.

Resta dentro, incastonata 

Nella gola rilegata

Vorrebbe pure uscire 

Ma può solo trasparire. 

Non la sfogo e me ne pento 

Ma tanto fa lo stesso 

Tanto io sono condannata 

A quest'infamia disperata.

martedì 16 febbraio 2021

I migliori anni della nostra vita

Non ce la faccio più.
Voglio il cielo blu.
Dopo anni di ciminiere 
fumo agenti tossici
persone tossiche 
voglio solo questo blu.
L'ho cercato nelle persone nere 
nei vizi più infami
nel grigio di un paese
che non ha colori
ma solo debiti e finti costruttori 
ma solo fame e falsi interlocutori.
L'ho cercato in persone vuote
in partiti politici che sono ludoteche.
Tutti i miei ideali sono crollati
sotto il peso dell'insignificanza.
La  nostra generazione non ha importanza 
chiusi in una stanza 
aspettiamo con costanza 
quella famosa Circostanza 
che non arriva mai ... pur con tutta la speranza.
Non ce la faccio più. Voglio il cielo blu
che non esiste più.

giovedì 11 febbraio 2021

Autopsia


Ho letto libri
Scritto poesie
Ascoltato canzoni.
Studiato la letteratura italiana 
Quella inglese 
E un po' anche francese.
Mi sono imbottita di parole.
So usarle bene:
Per argomentare 
Per dissimulare
Per litigare
Per chiedere scusa
Le ho usate o sempre o mai.
Le abbandono
Ma riescono a mangiarmi ogni volta.
Le censuro 
Ma loro si imbiancano un'altra volta.
Non esiste nero e scuro
Esiste grigio.
Ma persisto.
Ho scritto lettere e canzoni
ho comunicato con suoni parole emozioni.
Nonostante perdo il fiato 
Non resta che tutto incomunicato.

martedì 24 novembre 2020

Rinascita

Ragiono con me.

Nella stanza da sola 

... magari un moet.

Faccio da sola

faccio da me.

Non ho più bisogno di niente 

e so io il perché.

So io il perché.

Perché la mia testa è un po' un deltaplano 

Vola più basso, ma vola lontano.

Perché la mia faccia non è questa qui

Sono cambiata ... Per colpa di chi?

Perché non ricordo più come è iniziata 

ma vedo bene come è finita.

E anche se spesso m' hai meravigliata 

molto più spesso mi hai inorridita.

Perché quando parlo io sono Cassandra 

vera e sincera. Ma inascoltata

E quando non parlo ti accanisci di più

E io ti direi ... Ma che vuoi di più?

Perché nelle vene mi scorre il veleno 

non mi incattivisce, ma non fa male meno.

Lontana da tutti e vicina a me 

da questo momento penso per me.

Perché da quel giorno mi sento tradita 

E piano piano poi sono appassita.

Perché quello che voglio è molto di più 

ma tanto alla fine non mi capirai più.



domenica 22 novembre 2020

Briciole di pensiero #2

Tradire. Non credo esista un verbo così preciso e impreciso allo stesso momento. 
Impreciso perché si può tradire in tante maniere: violare la monogamia può essere tradimento. Sparlare di colui con cui andiamo sparlando può essere tradimento. Permettere e quindi assecondare che uno faccia del male a un altro può essere tradimento. 
Ma ogni tradimento ha in comune una cosa: è una crepa che col tempo è destinata a infrangere in due parti uguali, inconciliabili, un patto, una parola, un sentimento, una persona. 


giovedì 12 novembre 2020

Mani e trottole

 Io cercavo un posto nel mondo

e mi sono seduta accanto a te.

All'inizio era un girotondo

finiva che cascavo su di te.

Era come iniziato il mondo 

quando parlavo con te.

Ora il girotondo è una trottola

ripartiamo, ci rincorriamo 

poi ci scocciamo.

Ci chiudiamo sotto una botola

ognuno la sua.


La trottola non gira

finché non mi fai tua. 

venerdì 18 settembre 2020

Una volta

Una volta questo silenzio non assordava
Ma placava.
Era un silenzio bagnato di emozione 
Di parole sussurrate con le mani. 
Ora è solo silenzio. Asciutto. 
Prosciuga il poco che rimane di noi 
Sotterra l'ultima briciola di te 
In me.
E io non so più
Se varrà la pena
Riesumarla.

mercoledì 9 settembre 2020

Non più armistizi

Ho smesso di essere cerbiatto. L'innocenza e la debolezza, ora, non fanno più parte di me. 
Ho smesso di essere cerbiatto perché quando sei coi lupi ... o ti aggreghi al branco o ti lasci mangiare. 
Io non sono un lupo. Ma neanche la carne per i lupi.
E così, ho deciso di cancellare tutto quello che mi rende debole. Dico addio a quest'aria da ragazzina indifesa. Dico addio a questa gentilezza, a questa cortesia ... a questa sensibilità che mi ha reso fragile, non imbattibile, che mi ha reso un bersaglio facile.
I lupi mi hanno sbranata. A poco a poco, in silenzio. 
Sono entrati nella mia intimità, poi nella mia mente, poi nella mia casa. E quando hanno capito che era impossibile guadagnarsi il mio favore, hanno attaccato quello che più mi sta a cuore. Con le armi più sporche. 
Sono stati cattivi. Ma la loro cattiveria non l'hanno usata con le dovute precauzioni.
Non sanno forse che la vita è una ruota? Che questi occhi da cerbiatta osservano, comprendono, archiviano e si incattiviscono? 
Di cerbiatto, mi restano solo quelli, gli occhi. E diverranno lo strumento per capire, lo strumento per ingannare. 
Io non sono né forte né crudele come un lupo. Ma sono più furba di un branco. 
Mi hanno dichiarato guerra e questa sarà una guerra spietata. Senza regole e senza rispetto. 
E anche se adesso sono sola e vinta, ricucio le mie ferite per rispondere all'attacco. 



martedì 1 settembre 2020

Briciole di pensiero

Non mi piace la competizione. È un gioco inutile.

Uno di quei giochi che ti gonfia e ti sgonfia come un palloncino. 

E non a caso, competitivi sono sempre quelli che non hanno idea di come la competizione altro non sia che gettarsi in un'arena di leoni. Ma i tuoi.

Con la pretesa di fare guerra agli altri, non la fai che a te stesso. 

domenica 16 agosto 2020

Senno di poi

 I "bei tempi" sono sempre lontanissimi 

ora perché passati da un pezzo 

ora perché sommersi di una pioggia dorificata 

una crosta che il tempo glorifica.

Quello che accomuna tutti i bei tempi 

è la loro potenzialità.

Sono istanti di passaggio 

istanti in cui le cose si definiscono piano. 

Figure che cercano la loro linea chiusa 

Melodie che vogliono gli ultimi accordi.

Nei bei tempi non siamo altro che un punto interrogativo.

Siamo solo sogni e fantasie 

Progetti e aspettative 

Cerchiamo un punto nel mondo 

lasciandoci dietro puntini sospensivi.


venerdì 31 luglio 2020

Per sempre

La mia pelle non può cancellare le tue mani
le mie mani non possono dimenticare i calli delle tue.
E anche se la tua pelle è ruvida al tatto
rimane morbida su di me.
E anche se negli occhi non mi guardi mai
quegli occhi me li sento addosso sempre.
E anche se alla fine non ci decidiamo mai
questa è una promessa che dura per sempre.

lunedì 20 luglio 2020

Fuga e delusione

Se proprio devo parlare
allora lasciatemi urlare.
Non mi chiedete di ridere
lasciatemi piangere.
Se proprio devo venire
allora ubriachiamoci.
Non mi chiedete di smettere
piuttosto, lasciatemi andare.

martedì 7 luglio 2020

Il tempo della memoria


Alla fine del tutto ... cosa ci rimane se non la memoria? Una memoria che si modifica, si logora, fino a disperdersi nella sua astoricità.
Indagare la memoria è indagare se stessi. E se la memoria è costellata di impressioni, emozioni e sensazioni, che senso avrebbe corromperla a posteriori? La memoria è già successa, finita, conclusa. La memoria è già.

Dimostrò tutto il suo ardore 
correndo all'indietro verso il tempo.
Ricercava quel perduto calore 
ignorando il prolungato maltempo.
Doveva trovarla, per possederla in anticipo
risparmiandosi gli anni, evitando quel bilico.

Tuttavia non sapeva che il percorso era tracciato
e che tornare al tempo zero non era proprio necessario.
Rivide in limine il passato
fino al giorno che per la prima volta fu il suo avversario.
Seduti attorno a un tavolo sfiorandosi gli animi 
discutevano dell'oggi con toni acidi. 

Lei distante, sempre scontrosa
sputava monosillabi con aria altezzosa.
Che stronza, pensò
ma se è la donna della mia vita poi lo capirò.
Non sapeva che quella voce e quelle mani
avrebbero deciso per tutto il suo domani.

Discorreva nel tempo, cercando quel momento
lento e deciso ... come quel bacio che rimase in inciso.
Sperava che il tempo gli desse risposta 
ma non c'era più alcun trofeo in posta.
Solo se stesso, un gatto nero ucciso
che vagava nel tempo, fino all'ultimo avviso.



sabato 4 luglio 2020

La luce di mio

Una volta, in un giardino appassito
incontrai la Vita.
Strano a dirsi, ma ero senza via d'uscita.
Mi riconobbe e mi prese
poi mi chiese cortese:
"Hai vissuto così poco
perché questa sfida?".
Risi di gusto. Le presi le mani
ridendo e piangendo le rivelai 
che mai e poi mai
mi avrebbe vista cedere ai suoi aghi.

martedì 16 giugno 2020

I simboli del potere

Che cos'è un simbolo? Questa è una domanda troppo generica per una risposta esaustiva.
Sono simboli l'Ara Pacis, la croce cristiana, il nostro tricolore. E sono simboli anche i vostri tatuaggi. Il simbolo, insomma, altro non è che una forma materiale che nella sua finitezza è capace di evocare l'infinito della storia (individuale o sociale che sia). Possiede una forza suggestiva tale da investire gli occhi, la mente e l'animo di chi osserva.
''A egregie cose il forte animo accendono
l' urne de' forti, o Pindemonte; e bella
e santa fanno al peregrin la terra 
che le ricetta. (...)''
Così scriveva Foscolo nei Sepolcri, riconoscendo nella tomba il simbolo cui si ispirano le grandi azioni. La tomba si erge a monumento, a tributo del passato che condiziona e influenza inesorabilmente il presente. Il simbolo è dunque un exemplum, ma anche una forma di potere e quindi di controllo. 
Come spesso accade infatti, il simbolo è diventato lo strumento attraverso cui orientare l'opinione pubblica, il mezzo con cui fazioni in lotta si candidano all'asta per la suggestione delle masse. 
Perché distruggere un simbolo? La distruzione di un simbolo è sostanzialmente distruzione di un'idea o di un complesso di idee che ci sembrano oramai inapplicabili. 
Ed è così che viene decapitato Cristoforo Colombo a Boston. Ed è così che viene imbrattato Indro Montanelli a Milano.
La storia ha tanto da insegnarci; ma nella storiografia e nell'analisi storica non si nasconde o si oscura quello che il processo storico ci consegna come un dato di fatto: le più grandi trasformazioni, le gocce che fanno traboccare i vasi, necessitano sempre di una dimostrazione di forza. La rivoluzione francese incomincia con la presa della Bastiglia, la prima guerra mondiale con l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando e il conflitto America/Oriente proprio con l'attentato alle Torri Gemelle.
Decapitare Colombo ha dunque un significato che supera la nozione di vandalismo. Un gesto brutale è rifiuto categorico della sottomissione. E' la fine del silenzio e l'inizio della rivolta.
Imbrattare Montanelli definendolo ''razzista, stupratore'' non è barbarie. Significa distruggere la cultura del più forte. Significa vergognarsi della storia colonialista italiana. Significa rimproverare una cultura che ha la colpa di enfatizzare l'uomo brutale, violento, aggressivo, dominatore. Significa lasciar cadere la fisionomia dell'italiano medio: l'italiano che rivendica per sé diritti e doveri esclusivi, emarginando il diverso (che sia il nero, l'omosessuale, il dissidente, la donna emancipata, il rivoluzionario).
Perché non distruggere un simbolo? Il simbolo è quindi una sorta di arma a doppio taglio: fa ispirare e fa arrabbiare, fa emozionare e fa odiare. E proprio in virtù di questa sua ambivalenza, il simbolo ha un significato propriamente storico che non si deve cancellare.
Rimuovere Montanelli sarebbe cancellare il passato? Sì. Diverrebbe un gesto eroico che cancellerebbe la dinamica di un problema sociale molto più grande: nell'atto di rimuovere quella statua, c'è il rischio di considerare tutte queste implicazioni come già acquisite. Quando invece, per rovesciare la cultura elitaria italiana, ci vuole molto più di una bomboletta spray. 
Perché tanta discussione? Entro l'universo virtuale dei social network l'Italia ha dato il peggio di sé. Si sono accese discussioni la cui ferocia è motivo non solo di preoccupazione, ma anche e soprattutto di riflessione. 
Il motivo per cui il popolo italiano si agita al nome di Montanelli sta nella progressiva acquisizione di quel modello: un modello ora glorificato ed aurificato, ora discusso e criticato. Un modello del quale però si riconosce, in entrambi i casi, l'estraneità rispetto il presente.
La verità è che agli italiani non serve un Montanelli. La verità è che gli italiani non si riconoscono in questa politica di sottomissione, che fa di tutto una compravendita, persino il lavoro.
Una verità che sfugge a molti è che dall'America all'Europa s'è acceso un fuoco che non può esser che visto come malevolo. Questo clima di lotta, contestazione, ripudio del vecchio, si inscena entro coordinate più vaste: non dico tra gli uomini, ma tra i giovani, si respira l'aria del cambiamento. L'aria della trasformazione, dell'innovazione, dell'uguaglianza, della libertà e della giustizia sociale. Riversiamo i nostri improperi su facebook perché siamo stanchi: stanchi di essere stranieri nella nostra terra, stanchi di essere bistrattati, sfruttati, corrotti, da un sistema che non è di tutti ma solo dei potenti. 



lunedì 15 giugno 2020

Tempi nuovi. Uomini nuovi

Lo strepitio delle armi e delle idee 
Ha abbandonato i libri di storia 
Ed ha conquistato il presente 
Dall'America all'Europa.

Noi rigettiamo questi vostri valori passatisti
Rigettiamo la fisionomia dell'uomo medio 
Che ci offrite su piatti d'argento sbiancato.
Non la vogliamo la vostra cultura di separatismo sociale
Non vogliamo il vostro credo esibizionista.
Non compriamo quello che è nostro di diritto
Non patteggiamo per il nostro avvenire.
Tempi nuovi ... quelli che corrono.

Uomini del '900, abbandonate la scena.
Il 2000 è passato da un pezzo.


venerdì 5 giugno 2020

Ipnosi

Di quei momenti
Ricordo solo i tuoi occhi allucinati
E la mia paura
Di contraddirti.
Risento l'odore di chiuso
E quella striscia
Che perpretava dagli infissi
Di sole stanco sulla pelle.
Le lenzuola erano fresche
Ed il rumore della chiave che gira
Faceva eco in tutti gli angoli della stanza.
Girata la chiave, il buio è totale.

giovedì 21 maggio 2020

Demolizione ---> ristrutturazione del sé



                                            (da: artesplorando)

Attorno a me ho costruito una cinta muraria altissima. Di pietra dura, impenetrabile. 
Per proteggere cosa? Niente.
Per nascondere qualcosa? Più di una.
Forse non ho voluto testimoni. Forse non ho voluto spettatori. Forse ho voluto cessare il teatrino di me stessa: mi sono risparmiata a pochi, forse a nessuno.
Comunque sia, in qualunque modo si sia evoluto tutto questo, ora questa cinta muraria mi soffoca. Non passa il vento, non posso più vedere il sole. E per bocca d'altri il sole è una stella grandissima, un po' arancione, un po' rossa, a volte caldissima, a volte tiepida. Ma non voglio più sentir parlare del sole. Non voglio più essere testimone indiretto della mia vita, della mia esistenza destinata a sfiorirsi come tutte le altre. Io non so quanto manchi fino al giorno zero. Non vorrei neppure saperlo, mi basta sapere che metà del tempo che ho l'ho sprecato e continuo a sprecarlo, per impormi di reagire.
Voglio il sole. Voglio poterlo stringere tra i miei pugni e farci quel che voglio. Sorreggerlo e studiarlo e disintegrarlo e prenderlo a calci. Amarlo o odiarlo. Spegnerlo o soffiarci sopra. 
Non mi basta più sentire raccontare. Voglio raccontare. Di come sono caduta. Di come mi sono rialzata e di come ora sono sempre in bilico. Voglio farmi raccontare. Farmi male e fare male, ridere e far ridere, piangere e impietosirmi. Voglio tutto.
Non ho voluto niente a lungo. Mi sono ostinata a farmi bastare ciò che avevo e alla fine ho scoperto di non avere niente. A parte gli incubi, una penna che scrive a tratti e una mente che viaggia alla velocità della luce, io non ho niente. E non mi serve niente. Non ho bisogno di soldi, di buoni voti, dei sorrisi degli amici. Io voglio la vita. E voglio che quando tutto si farà buio, quando arriverà il giorno zero - quello dell'ultimo sospiro - io chiuda gli occhi sorridendo: sapendo di aver vissuto tutto quello c'era da vivere. Di aver scoperto tutto quello che c'era da scoprire. Di aver amato tutto quello che la vita mi ha donato.