giovedì 14 settembre 2017

Ultimo primo giorno di scuola

Il sedici settembre dello scorso anno scrissi di Lei.
La belva, Maga Magò versione scheletrica e riccia, l'attaccapanni in ferro battuto con due occhi e un paio di stivali consumati ed invernali, anche a giugno.
Ebbene sì ... dopo quattro anni, la nostra storia alla Catullo (di amore e odio) si porta a conclusione.
E' diventata preside. Ed è andata via. E non c'è più. E adesso italiano lo studiamo con un'altra professoressa che non è lei. E adesso la mia professoressa al top della classifica, non è più la mia professoressa. E' solo un bellissimo pensiero al quale associo il mio amore per lo studio, per la letteratura italiana, per i versi.
Mi ha fatto strano non vederla per i corridoi. Mi fa strano pensare che mentre io penso lei non pensa alla mia classe, a questi quattro anni indimenticabili, a questo liceo che lei ha lasciato con la quarta e io non voglio lasciare per nessun motivo al mondo.
Questo è il mio ultimo anno.
Durante il mio primo anno di liceo non avrei mai pensato di dirlo, e dirlo mi commuove. Mi mancherà il liceo.
Mi mancherà come ad un neonato manca l'odore della mamma.
Il quattordici settembre dell'anno prossimo io non sarò nell'aula 36 al secondo piano, l'ultima classe del corridoio sulla sinistra, vicino le scale d'emergenza.
Mi mancherà tutto questo: le sigarette fumate di fretta e furia nei bagni, nel cortile, sulle scale d'emergenza. Mi mancheranno le strilla della vicepreside e mi mancheranno i panini della salumeria del liceo.
L'erba bagnata che diventa fanghiglia, la cappa di studenti che si accumulano all'entrata per ripararsi dalla pioggia, i fogli volanti con gli appunti, le tapparelle che ti cadono addosso. Il buongiorno del Signor Savio, le chiacchiere coi professori, le chiacchiere nei bagni con gente a caso, le tute mai messe per educazione fisica, il caffè scroccato dal signor Felice.
Mi mancherà tutto questo e mi mancheranno tanti altri piccoli dettagli, tante altre piccolezze, che a dirle, mi sento stupida.
Sarò patetica, sarò melodrammatica, sarò semplicemente giovane, adolescente, incapace di rassegnarmi al dover crescere. Ma io, io, resterei sempre qua. Sempre alle superiori, tutta la vita. Sempre in bilico tra le responsabilità e la libertà, tra la maturità e la leggerezza, tra il senso del dovere e il senso dello svago, tra le stronzate e i discorsi seri, tra persone e persone, che sono esattamente come me: liceali.

- Rimarrete sempre in me.
Rimarrà in me ogni singolo pezzo di questo liceo.
Rimarrà un tratto di tutti i miei professori nella mia intimità
rimarrà un tratto di tutti i miei compagni di classe nelle memorie di questi quasi cinque anni.
Rimarranno in me le occupazioni, i presidi, i progetti, le iniziative
le discussioni, i convegni, gli incontri con autori
tutto quello che il liceo mi ha regalato
per farmi crescere, per farmi capire, per farmi imparare, per farmi scoprire da me stessa e dagli altri.
Vorrei che non finisse mai. -

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